La protesta nelle carceri è avviata. E’ radicale e radicalizzata. Si parla di pane ammuffito, cibo e sanità scadenti e insufficienti, colloqui ridotti, sovraffollamento. Si parla di condizioni inumane. Come non possono essere altrimenti all’interno di un carcere. Lo stato crea il disordine sociale e poi ne imprigiona e nasconde gli effetti di risposta più evidenti. Lo stato sfrutta e specula, poi denuncia chi protesta, per poi rinchiuderlo. E’ importante rendersi conto al giorno d’oggi di come oltre al non rispetto dei diritti umani sanciti da organismi europei, esiste una condizione di violenza, prevaricazione e abuso di potere permanente all’interno delle carceri. Carceri che diventano di fatto un luogo dove poter confinare le persone ai margini della società (che sono sempre di più..). Un arma in mano ai padroni per celare gli effetti più scomodi di una politica mirata al disordine sociale, alla distruzione delle coesioni e dei ritrovi collettivi. Cosa gli importarà poi di tenerli in condizioni umane…?
Sabato 5 Settembre dalle ore 18 si terrà un presidio sotto il carcere di Sollicciano.
Raccogliamo la rabbia che viene dalle carceri ed estendiamo la solidarietà nelle strade!
"Ci son tanti compagni di cui siamo privati perché questa giustizia li vuole carcerati però son fianco a fianco con altri proletari che passano la vita dentro i penitenziari.
Si stanno organizzando per fare delle prigioni una base di lotta contro i padroni. Per questo hanno bisogno anche del nostro scudo; se noi lottiamo fuori per loro sarà un aiuto. Liberare tutti vuol dir lottare ancora, vuol dire organizzarci senza perdere un'ora. E tutti i riformisti che fanno i delatori insieme ai padroni noi li faremo fuori. E Porci padroni, voi vi siete illusi non bastan le galere per tenerci chiusi. Noi facciam vedere ai nostri sfruttatori che per ognuno dentro mille lottano fuori. Siam tutti delinquenti solo per il padrone siamo tutti compagni per la rivoluzione. Liberare tutti..."
Pino Masi: "Liberare Tutti"
Un migrante detenuto alla casa circondariale bolognese avrebbe aggredito tre secondini con un manico di scopa, procurando loro ferite per sette giorni di prognosi. «La situazione della Dozza è esplosiva» e «potrebbe divenire ingestibile» denuncia finamai una nota del moderatissimo sindacato Uil, che ha reso noto l’episodio, lamentandosi della mancanza di personale nella struttura. Vi daremo conto di eventuali dettagli provenienti da altre fonti.
4 settembre 2009
La censura su quanto avviene nelle carceri è funzionale alla loro sopravvienza. La censura è lo strumento che i media stanno impiegando per ridurre la portata della mobilitazione di massa della popolazione detenuta. Apprendiamo da una lettera inviataci da un prigioniero del carcere Lo Russo Cotugno (Le Vallette) di Torino, che uomini e donne reclusi hanno iniziato a mettere in atto diverse forme di lotta e di protesta.
Come ci racconta un amico, tutto è iniziato il 14 agosto. “Quando al Tg5 è passata la notizia che oltre 200 parlamentari europei avrebbero solcato i cancelli delle carceri italiane, qui alle Vallette tutti i blocchi si sono trasformati in uno stadio”. A differenza dell’effetto sedativo pubblicamente pianificato e auspicato da Ionta e Alfano, la passerella dei misericordiosi rappresentanti istituzionali ha suscitato l’effetto opposto. Era giusto l’ingrediente che mancava per trasformare un agosto di rassegnazione in un crescendo di proteste e iniziative. Non appena la notizia è circolata all’interno del carcere è stato indetto uno “sciopero della fame di 3 giorni e battitura delle sbarre a qualsiasi ora con urla euforiche. Tutti hanno urlato la loro rabbia”.
La lettera, pervenutaci come sempre con un “certo ritardo”, ci conferma che il 17 agosto lo sciopero era ancora in corso, aggiungendo che le sezioni del femminile intendevano proseguire e che, nei giorni successivi, tutti i detenuti in lotta avrebbero intrapreso uno sciopero della spesa per 3 settimane.
E’ ovviamente indispensabile diffondere la notizia e innescare la solidarietà.
Liberi/e tutti/e!!