Riportiamo di seguito il volantino sulla drammatica situazione all’interno delle università (e non solo) scritto e distribuito dal Collettivo Politico di Scienze Politiche, che aderisce alla manifestazione di venerdì 10 e allo Spezzone Autorganizzato.
CONTRO LA
CULTURA DELL’OBBEDIENZA
UNICA
RISPOSTA RESISTENZA
Gli ultimi provvedimenti del ministro Gelmini
hanno riportato all’attenzione della società il sempre vivo problema
dell’istruzione che, negli anni, è stata svuotata del suo contenuto
critico e formativo a favore di un sapere votato alla produttività e
all’obbedienza.
Dalla reintroduzione del maestro unico a quella
del voto in condotta si rende evidente che i tagli sono funzionali al
risparmio economico, mentre i provvedimenti disciplinari tendono a
rafforzare il controllo di qualsiasi comportamento non conforme.
Allo stesso modo, nell’università, le scelte del
ministro mirano ad annientare definitivamente il carattere pubblico
dell’istruzione. Questo processo, iniziato nel 1988 (legge 400) e che
ha avuto una tappa fondamentale nella Dichiarazione di Bologna del
1999, è stato portato avanti da governi di qualsiasi colore senza
discontinuità.
Già
nelle precedenti riforme si salvaguardava “l’autonomia didattica
e finanziaria”degli atenei, che permettendo l’ingresso dei privati
nel finanziamento della ricerca stabilisce, di fatto, università di
serie A e di serie B, sulla base della loro “produttività”.
Con
il decreto 1128 la situazione, già disastrata, è ulteriormente
peggiorata:
-
tagli nell’ordine
di 1,4 mld di euro in cinque anni -
blocco del “turn
over” al 20 % ( vale a dire che su 10 professori che vanno in
pensione ne vengono assunti solo 2 ! ) -
possibilità per
gli atenei di trasformarsi in fondazioni private.
L’idea è quella di
un’università in cui la ricerca sia finanziata principalmente
dalle imprese, e, per quanto riguarda i finanziamenti pubblici,
questi siano destinati in base ai risultati raggiunti (es. il numero
di brevetti depositati). Questo a discapito di tutti i settori non
direttamente produttivi e di tutte le ricerche che non si traducano
in immediato guadagno per le imprese investitrici.
Professori sempre più
anziani che, una volta raggiunta la pensione non potranno essere
sostituiti per mancanza di fondi per la copertura delle cattedre,
ricercatori, condannati ad anni di precarietà, con stipendi risibili
e senza alcuna garanzia per il futuro: questa è l’immagine
dell’università del dopo-Gelmini.
Aderiamo allo spezzone
auto-organizzato, indipendente da partiti e dalle loro diramazioni
giovanili, associazioni e sindacati che sono stati parte attiva nel
processo di distruzione di scuola ed università, convinti della
necessità di lottare autonomamente.
CONTRO LA RIFORMA
GELMINI
CONTRO IL DECRETO 112
CONTRO IL PROCESSO DI
BOLOGNA
TUTTI IN PIAZZA
VENERDÌ ORE 9:00 IN P.ZZA S. MARCO
Collettivo Politico di Scienze Politiche