Up Yours! [Londra contro la crisi]

dal blog di infoaut:

Chi pensava che i sindacati fossero un relitto del passato, pensi di nuovo. Nella mattina di sabato 26 Marzo, di fronte al continuo tagli alla spesa sociale, la confederazione inglese dei sindacati (TUC) ha portato nelle strade di Londra più di 500,000 persone. Numeri che non si vedevano dalle manifestazioni contro la guerra del 2003. Come nel caso della FIOM in Italia, però, i sindacati non hanno agito da soli. Insieme alle famiglie dei lavoratori minacciati dalla lotta di classe condotta dal nuovo capitalismo, decine di migliaia di studenti, disoccupati e anziani hanno occupato le strade e le piazze della capitale inglese.

Occupato, letteralmente. Camminando per le strade del centro, oggi, la città della finanza e dello shopping sembrava essere diventata di colpo una nave da crociera dirottata dai pirati. Il gruppo UKuncut, che da mesi denuncia le corporation inglesi che evadono miliardi di tasse, ha condotto un’attacco coordinato e straordinariamente efficace ai negozi di proprietà degli evasori. Topshop, la superboutique della moda giovane, Boots, il gigante della farmaceutica di massa, e la compagnia telefonica Vodafone hanno visto i loro negozi del centro occupati da folle di dimostranti. Uno dopo l’altro, tutti i negozi attaccati hanno chiuso i battenti per il resto della giornata. Il colpo di classe, però, si è avuto soltanto nel primo pomeriggio, quando da Oxford Circus una decina di migliaia di persone si sono divise in quattro gruppi e con la rapidità di un commando hanno fatto simultaneamente irruzione nel palazzo che ospita i magazzini di lusso di Fortnum and Mason.

Al grido di ‘pay your taxes’ (pagate le tasse) e ‘shove your royal wedding up your ass’ (mettetevi il matrimonio reale su per il culo) i quattro piani di Fortnum and Mason sono stati rapidamente trasformati in un’enorme assemblea popolare, in mezzo a pacchetti di cioccolatini che volavano da tutte le parti, barattoli di marmellata che sparivano negli zaini e bottiglie di champagne aperte per l’occasione e distribuite agli occupanti. Mentre il grosso della manifestazione confluiva verso Hide Park per seguire i comizi, dozzine di ‘cellule’ da un migliaio di persone l’una si andavano a posizionare a ogni angolo del West End della città. La Porsche è stata oggetto dell’attenzione di alcune di queste ‘cellule’, che hanno sfasciato le vetrine di una delle sue concessionarie, e poi la Barclays bank, che ha perso un paio delle sue succursali, la HSBC bank, la Lloyds bank, Santander bank e infine, dulcis in fundo, il celeberrimo hotel Ritz, le cui cinque stelle extralusso sono state coperte dai frantumi delle vetrate, secchiate di vernice e da una gradinata di fumogeni.

E in tutto questo, la polizia? Il presidente della federazione della Metropolitan Police, Peter Smyth, intervistato poco prima della manifestazione, aveva ammesso senza indugi che parecchi poliziotti non in servizio quel giorno si sarebbero uniti alla protesta in difesa della spesa pubblica e di quel che rimane del welfare. ‘Questa volta, i poliziotti e i sindacati hanno una causa in comune’, aveva concluso. Dall’interno dei magazzini di Fortnum and Mason, mentre gli anarchici incappucciati condividevano i cioccolatini ‘espropriati’ con i poliziotti presenti, ho avuto anch’io questa impressione. Parlando con gli agenti in tenuta antisommossa, la risposta più comune che ho ricevuto alla mia domanda ‘Voi che ne pensate?’ è stata ‘Non farmi parlare, va’. Noi poliziotti non abbiamo nemmeno un sindacato, non possiamo manco scioperare. Fuori dalla divisa, siamo dalla vostra parte. Scusateci se oggi siamo qui con gli scudi.’ In tutta la mia vita, nessun poliziotto mi aveva mai chiesto scusa di nulla. Fuori dai magazzini occupati, però, la situazione era piuttosto diversa. Più di 5,000 black bloc – numeri che non si vedevano da Rostock – si divertivano a giocare a gatto e topo con il distaccamento di polizia nella strada. I caschi della Met Police arretravano, si chiudevano a guscio, si facevano mettere sotto kettle da quegli stessi ragazzi incappucciati che per mesi e anni hanno subito le angherie di questi presunti ‘figli dei proletari’ armati di manganello e taser. Solidarietà, ok, ma fino a un certo punto. Certi conti in sospeso non si chiudono con delle semplici scuse.

Mentre il suono degli scontri, degli elicotteri, degli slogan e dei sound system portatili si mescolavano in un unico muggito che sapeva di democrazia, ho ripercorso al contrario la strada che mi avrebbe portato alla stazione di Charing Cross e al treno verso casa. Vivo in questa città da anni, ho percorso centinaia di volte quelle strade, ma mai mi era capitato di farlo in un universo parallelo. Quando i ragazzi gridavano ‘occupiamo tutto!’, non stavano scherzando. Oxford Street, Piccadilly Circus, Haymarket, Leicester Square… Tutto il centro era un’enorme zona temporaneamente autonoma. Alla fine di Regent’s Street, tra il megastore della Nike e quello della Benetton, un enorme cavallo di stoffa e legno alto cinque metri, costruito dall’auto-proclamato ‘Braccio Armato della TUC’, veniva incendiato tra i canti della folla. Dieci minuti dopo, le barricate di Jeremyn street venivano date alle fiamme.

Mi faccio strada tra pali divelti, samba bands e mamme che portano a spasso bandiere anarchiche attaccate ai passeggini, e raggiungo Trafalgar Square. Altre migliaia di manifestanti. ‘We are everywhere!’ La gente apre le tende, accende i fuochi, si prepara per la notte. Una signora di mezza età cerca di insegnare con scarso successo agli astanti un canto in arabo, ‘Trasformiamo Trafalgare Square in Piazza Tharir!’. Lo spirito è quello. Un anziano signore prende in mano il microfono da mc di un sound system portatile e dice ‘Voglio ringraziare gli studenti, senza le vostre riot di novembre noi non ci saremmo mai svegliati!’ In un angolo, dei ragazzi organizzano le munizioni: mattoni, sanpietrini, bottiglie incendiarie. La polizia inizia a accerchiare la piazza. Tre uomini in sedia a rotelle scoppiano a ridere contemporaneamente e si passano una birra. L’atmosfera è surreale, quasi ipnotica. Mi chiedo, è così che sembrerà? Quando tutto scoppierà veramente, è così che sembrerà? O è tutto già iniziato a scoppiare? Il sole scende sull’orizzonte, la piazza si tinge di rosso. Guardo il tramonto, incredulo. Sembra l’alba.

 

Federico Campagna

26 Marzo 2011, London

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PER UN TRASPORTO PUBBLICO A FIANCO DEI LAVORATORI ATAF

Rieccoli alla carica i signori delle privatizzazioni, coloro che di ogni bene e servizio pubblico  fanno un’occasione di profitto. Acqua, energia, scuola e trasporti, beni e servizi essenziali per i “cittadini” solo quando serve per impedire scioperi, indebolire le lotte dei lavoratori che ne denunciano la svendita.

 

I tagli del governo hanno già falcidiato nella nostra città numerose linee del trasporto urbano, e la situazione sarebbe ancor più grave se la giusta protesta che si è espressa non avesse ottenuto dei risultati come il ripristino di alcune linee. Lavoratori che si trovano a non poter più disporre di mezzi pubblici, studenti costretti ad inventarsi come raggiungere scuole ed università, anziani impossibilitati a continuare a mantenere quelle abitudini difficili per loro da cambiare.

Tagli che hanno visto una drastica riduzione del trasporto extraurbano, essenziale per chi, a causa tra l’altro del caro affitti, è protagonista di un inesorabile trasferimento nelle zone limitrofe alla città.

Per non parlare del trasporto ferroviario dove i pendolari che ogni giorno dalla provincia devono giungere per lavoro e studio nel capoluogo, a fronte dei forti investimenti per lo scempio dell’Alta Velocità, si sono visti ridurre i treni creando una situazione che va ben oltre il semplice “disagio”.

 

Se da una parte tagliare i trasporti pubblici vuol dire obbligare ad utilizzare i mezzi privati con quello che ne consegue in termini di inquinamento, ogni giorno ognuno di noi è obbligato a farsi “rubare” quantità sempre maggiori di tempo dal lavoro, se mettiamo insieme quello “vivo” che passiamo in fabbrica, cantiere o ufficio, con quanto siamo costretti a “regalare” negli spostamenti casa-lavoro.

 

Certamente a loro tutto ciò  non interessa, come non interessano le giuste rivendicazioni dei lavoratori dei trasporti, che ben lungi dal rappresentare una rivendicazione settoriale, pongono al centro del dibattito la necessità di mettere in discussione fin dalle sue basi le logiche attraverso le quali si operano scelte economiche e strategiche.

 

La gara europea per la vendita di Ataf a cui mirano i comuni “proprietari” va nella direzione opposta di quanto per noi è necessario. Non crediamo che la frammentazione del servizio di trasporto pubblico urbano ed extraurbano possa essere la soluzione, che affidarlo alle multinazionali dei trasporti, ai privati, il cui unico interesse è il profitto, possa rappresentare una soluzione favorevole per studenti, lavoratori e pensionati che utilizzano i mezzi pubblici.

 

Riteniamo che la manifestazione convocata dalle RSU ATAF per il 4 di APRILE  2011 in Difesa del Trasporto Pubblico rappresenti qualcosa di più che l’occasione di portare la nostra solidarietà ai lavoratori ATAF: l’opportunità per iniziare a pensare un modo diverso con cui progettare il nostro futuro fuori dalle logiche del profitto a partire dallo stesso modello con cui sviluppare la mobilità nelle nostre città.

 

INVITIAMO TUTTI/E A PARTECIPARE

AL CORTEO DEL 4 APRILE 2011

con partenza alle ore 16.00 dalla Sede ATAF in viale dei Mille

 

Centro Popolare Autogestito fi-sud

Collettivo Politico di Scienze Politiche

Rete dei Collettivi Studenteschi fiorentini

Fondo Comunista
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos

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L’intervento umanitario è guerra imperialista

Da tempo si poteva intuire, e negli ultimi giorni è diventato chiaro: nel tardo pomeriggio di sabato 19 marzo, con il primo attacco aereo, la guerra contro la Libia è iniziata ufficialmente.
Quello che ci si presenta davanti è uno scenario che conosciamo bene. A chi negli anni si è opposto alle guerre che hanno insanguinato il pianeta, è chiaro che quella delle guerre umanitarie è solo… retorica. La strategia degli attacchi mirati e delle bombe intelligenti in nome della salvaguardia dei diritti umani, altro non è che un modo per giustificare agli occhi dell’opinione pubblica la difesa di interessi economici e geopolitici.

Gli stessi interessi che hanno fatto cadere un silenzio assordante sulle vicende di Egitto e Tunisia quando è entrata in scena la Libia. Nei due paesi del Maghreb lavoratori, studenti e disoccupati hanno rivendicato un proprio protagonismo riuscendo a far cadere regimi filo-occidentali in piedi da decenni e scatenando una sorta di “effetto domino” negli altri paesi arabi. Benché al vertice ci sia stato un semplice cambiamento di facciata, la composizione delle proteste era molto diversa da quella libica.

Se le prime manifestazioni contro Gheddafi avevano un approccio condizionato dall’influenza degli esempi di Tunisia e Egitto, nonostante la differente situazione economica e sociale del Paese, gli sviluppi successivi hanno rapidamente cambiato lo scenario. Come dimostrato dalla compromissione del Consiglio Nazionale Transitorio Libico con le scelte francesi e da alcune prese di posizione dello stesso in merito alla “No fly-zone”, ad oggi sembra configurarsi più uno scontro tra due fazioni etniche e territoriali che una rivolta popolare.

Schierarsi contro la guerra in Libia non vuol dire appoggiare Gheddafi, ma allo stesso tempo sarebbe superficiale fare proprie le posizioni di chi oggi sta fornendo una sponda all’ingerenza dell’imperialismo americano e europeo nel Maghreb.

Dal canto suo il governo italiano, dopo qualche tentennamento iniziale, ha dichiarato di voler condurre questa guerra da protagonista. Ha messo numerose basi a disposizione della “coalizione dei volenterosi” armando i propri stormi, facendo salpare le proprie navi e offrendo Napoli come luogo di direzione per le operazioni militari NATO. Il capitale italiano, intimorito dalle possibili conseguenze della crisi libica a causa dei forti interessi e legami, ha spinto sul governo per imporre una presa di posizione decisa. Il dinamismo di Francia, Inghilterra e USA ha obbligato il governo italiano a partecipare per non venire esclusa da una futura spartizione della torta.

La questione libica è riuscita anche ad offrici una ottima dimostrazione di “unità italiana”: in continuità con l’impegno nella guerra in Jugoslavia il Partito Democratico ha scelto di sostenere con convinzione le scelte belliche del governo Berlusconi. Ancora una volta ci ritroviamo a fare i conti con la realtà: in Italia non esiste una forza politica capace di rappresentare un’alternativa allo sfruttamento e alla guerra, se non quella, tutta da costruire, di chi si vuole opporre in modo determinato allo stato attuale delle cose.

Presidio contro la guerra in Libia

Martedì 22 marzo alle ore 18.00
sotto la prefettura in Via Cavour

Centro Popolare Autogestito Firenze Sud

Collettivo Politico Scienze Politiche

Rete Collettivi Studenteschi Fiorentini

Unione degli Studenti di Firenze

Fondo Comunista

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Giornata antifascista in memoria dei martiri di Campo di Marte

Il 22 marzo 2011 cade il sessantasettesimo anniversario dell’eccidio di Campo Marte.
Quel giorno del 1944, 5 ragazzi del Mugello, Raddi Antonio, Targetti Guido, Corona Leandro, Quiti Ottorino e Santoni Adriano, poco più che ventenni, vennero fucilati perché accusati dal regime fascista di aver disertato la chiamata di leva. I 5 furono arrestati e condotti nella zona popolare di Campo Marte dove ad attenderli trovarono il plotone d’esecuzione ed alcune centinaia di loro coetanei costretti dal regime fascista ad assistere affinché l’evento fosse per loro un monito indelebile.
L’esecuzione fu terribile tanto che addirittura alcuni soldati del plotone esitarono mancando i ragazzi condannati oppure ferendoli senza ucciderli: fu allora Mario Carità, il torturatore fascista di Villa Triste, a freddarli con un colpo alla testa.

Da venti anni ormai un revisionismo storico portato avanti da partiti, mass media ed istituzioni, in nome di una falsa pacificazione nazionale, tenta di concedere la riabilitazione del fascismo, recuperando in chiave nazionalista i falsi miti delle foibe, equiparando repubblichini e partigiani, screditando figure simboliche della Resistenza come per esempio i Gappisti fiorentini.
Un quadro all’interno del quale vengono attaccati i valori ed il significato della Resistenza Antifascista quanto mai attuali in questa fase di crisi sociale, politica ed economica, in cui gli attacchi ai diritti dei lavoratori e degli studenti e la propaganda razzista sono le risposte autoritarie che il capitalismo ha già messo in atto in altre fasi della storia.
Un quadro in cui vecchi e nuovi fascisti vengono finanziati ed appoggiati dalle destre proprio in chiave autoritaria e repressiva, come alcuni avvenimenti dimostrano anche in Toscana.

Come Firenze Antifascista siamo impegnati da tempo nell’organizzazione di iniziative, dibattiti, cortei e momenti di socialità, per riaffermare i valori della resistenza e dell’antifascismo in tutta la loro attualità, rivendicando la scelta di quei giovani che non chinarono la testa e scelsero di entrare a far parte delle brigate partigiane sulle montagne e di coloro che combatterono il fascismo nelle città, come fecero i GAP, oppure collaborarono alle azioni partigiane come avvenne in San Frediano quando all’indomani dell’11 agosto del 1944, giorno della liberazione di Firenze, lasciarono le porte dei condomini aperte per permettere ai partigiani di neutralizzare i franchi tiratori.

Ricordare l’eccidio di Campo Marte significa proprio non relegare la memoria di questi giovani ad un momento puramente commemorativo, ma restituirli ad una memoria collettiva viva nella quotidianità di quei compagni e di quelle compagne che continuano a portare avanti la stessa lotta contro il fascismo di oggi e lo sfruttamento.

Per tutto questo invitiamo coloro che si riconoscono nei valori dell’antifascismo a promuovere e partecipare all’iniziativa organizzata da Firenze Antifascista per rendere omaggio ai Martiri di Campo Marte sabato 26 marzo nei giardini adiacenti a piazza Alberti a partire dalle ore 16.00

Firenze Antifascista

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ASSEMBLEA STUDENTESCA REGIONALE MERCOLEDI 16 MARZO

Negli ultimi mesi violenti scontri hanno sconvolto nord africa e medio-oriente. Partendo dalla Tunisia, l’ondata di lotta è dilagata in Egitto, Nigeria, Algeria, Libia, Yemen. Tutto questo ci ha confermato come sia necessario un così impetuoso e repentino sconvolgimento degli equilibri per ricordarci di una questione che è aperta da secoli, di popoli che sono in lotta ogni giorno e non solo quando lo leggiamo sulla Nazione. La storia del saccheggio occidentale verso i popoli arabi è lunga e tortuosa, inizia con le imprese coloniali dell’800, continua con i sostegni europei ai golpisti di turno e con lo sfruttamento di risorse e manodopera autoctona ad opera dei nostri affaristi, culmina con l’imperialismo politico-militare-religioso americano. Vediamo imbracciare armi gente che ha spartito la sua vita tra mancanza di diritti civili, politici, economici, che ha visto svendere la propria famiglia, il proprio corpo e le proprie risorse dai suoi governanti. Parliamo delle ex colonie francesi di Marocco e Algeria, parliamo della Libia assassina di Gheddafi imbottita di soldi italiani, della Nigeria depredata dalla Shell, della Palestina schiacciata da una stella di David a stelle e strisce. Il peso della nostra società, del nostro petrolio, delle nostre comodità ha sempre gravato su questi popoli in termini di guerre e sfruttamento, inquadrando interi popoli, milioni di persone come numeri, costi aggiuntivi delle nostre disastrose politiche estere. Ma queste politiche estere hanno dei responsabili, dei nomi, che spesso si intrecciano con le trame nere del nostro paese e del nostro continente, che si nascondono dietro le bugie della “guerra al terrorismo”, delle “missioni di pace”, degli “accordi bilaterali a garanzia della sicurezza”, per assicurare ricchezza ai tiranni del mondo arabo e manodopera e risorse agli affaristi dell’occidente, ai pasciuti consumatori del “mondo libero”.

Riteniamo necessario far rientrare la componente studentesca sul tema dell’imperialismo e della guerra, da non intendersi come evasione dagli argomenti che ci competono (scuola, riforme, università) ma come approfondimento, come presa di posizione forte su una questione che determina gran parte delle nostre vite e degli avvenimenti politici mondiali.
Lanciamo l’appello alle realtà studentesche toscane per un’assemblea da tenersi a Firenze il 16 Marzo, per discutere del lancio di un corteo in Aprile.
L’ assemblea si terrà al CPA Fi Sud, Via di Villamagna 27a, dalle ore 15. A seguire cena + serata organizzata dal collettivo redazionale Cortocircuito
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12 MARZO APERITIVO BENEFIT CASSA CONTRO LA REPRESSIONE

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