E’ passato solo un giorno dalla pubblicazione su questo blog della cronologia degli attacchi incendiari subiti dai Rom negli ultimi tempi (redatta da indymedia liguria) e siamo già costretti ad aggiungere un altra voce alla tragica lista. L’ennesimo pogrom si è consumato nel Padovano, lasciando un bilancio di 2 morti, un ragazzo di 19 anni e una ragazza di 18, entrambi "nomadi" Sinti. Istituzioni e disinformazione di regime occultano come al loro solito la notizia e smentiscono la chiarissima matrice razzita.
Nè "bravate" nè "casualità", le cose si chiamano con il proprio nome: pulizia etnica
Non si può più far finta di non vedere.
Padova, 2 settembre 2008 – A Legnaro, in provincia di Padova, si
scatena l’ennesimo incendio contro i "nomadi". Questa notte un rogo, di
origine dolosa, ha distrutto il capannone e la giostra che apparteneva
ad alcuni Sinti. Purtroppo il rogo ha ucciso in modo atroce due
giovanissimi fidanzati, entrambi giostrai e sinti. Lui aveva 19 anni,
lei 18. Sono morti bruciati vivi. Il Gruppo EveryOne e altre
associazioni che tutelano i diritti dei Rom e dei Sinti hanno più volte
lanciato l’allarme-razzismo nel Padovano, dove l’intolleranza raggiunge
punte gravissime, fomentata da politici e giornalisti razzisti e
irresponsabili. Nel cuore della notte, i vigili del fuoco sono
intervenuti per sconfigere il fuoco, ma per i due ragazzi era troppo
tardi. La giostra era stata installata a Legnaro in occasione della
festa del paese, dal 20 agosto al 9 settembre. In un primo momento, le
autorità hanno escluso il dolo e attribuito l’incendio a un guasto. Di
fronte all’evidenza dell’attentato, il sindaco della cittadina,
Giovanni Bettini, ha adossato pubblicamente la responsabilità della
tragedia a "un regolamento di conti tra famiglie di nomadi giostrai,
per motivi sconosciuti". Ma il sindaco non si è fermato qui e ha
dichiarato, senza essere in possesso di alcun riscontro scientifico
riguardo alla dinamica del rogo: "Escludo nel modo piu’ assoluto che si
tratti di un’aggressione a sfondo razzista. Qui la citta’ non c’entra
nulla". Roberto Malini