Per un 10 ottobre Autorganizzato

Il processo accelerato di fascistizzazione della società, già su altri fronti avviato concretamente (vedi militarizzazione delle città, deriva poliziesca e securitaria, politiche ultra-razziste sull’immigrazione ecc), non poteva non sbarcare nell’educazione e nei suoi templi: le scuole.
Le elementari sono investite da un patetico recupero dell’estetica del ventennio, subendo il ripristino dell’obbligo della “divisa” per gli alunni, che torneranno inoltre ad essere educati dal “maestro unico”.
Si moltiplicano così i passi indietro in una scuola sempre più interessata ad omologare ed ammaestrare più che insegnare.
L’istituzione scolastica superiore viene armata con nuovi e vecchi mezzi repressivi, al solito scopo di crescere generazioni di servi obbedienti e rispettosi dinanzi all’autorità: è in questo quadro che si colloca la reintroduzione del voto di condotta ai fini della bocciatura e l’eliminazione del limite di 2 settimane alle sospensioni disciplinari ( quest’ultima opera del centrosinistra e del suo ministro Fioroni). Sappiamo bene  che di provvedimenti come questi, che vorrebbero passare come rimedi alla fantomatica emergenza bullismo (?), ne faranno ben presto le spese gli studenti che intraprenderanno percorsi di lotta attraverso scioperi e occupazioni.
Assistiamo quindi alla crescente negazione di ogni spazio di libertà all’interno delle nostre scuole, di giorno in giorno più video-sorvegliate e dotate di squallidi sistemi di “spionaggio elettronico” su assenze e voti ottenuti, messi poi al servizio dei genitori. Si allunga così l’occhio del grande fratello del controllo sociale e si inquina illegittimamente il rapporto di fiducia genitore-figlio. 
In sintesi, se in città non è più possibile mangiare un panino e bere una birra senza essere punito in quanto bivaccatore, nelle scuole diventa sempre più difficile anche fare una semplice forca o qualsiasi altra cosa che esca dai canoni stabiliti ed imposti agli studenti.
Mentre aumentano vertiginosamente i finanziamenti alle scuole private, spesso sotto il controllo della chiesa, ormai da anni andare a scuola diventa, tra tasse d’iscrizione e caro libri, sempre più una spesa insostenibile per molti, a causa dei tagli a cui i governi di ogni colore ci hanno abituati: a farne le spese non sono solo le famiglie, ma anche i lavoratori stessi del settore scolastico (Ata e professori), che dovranno fare i conti con cospicui tagli al personale.
Scenderemo in piazza quindi contro il ministro Gelmini e il Governo Berlusconi, senza però dimenticarsi dei precedenti Fioroni e Prodi, che durante il proprio mandato non hanno fatto che seguire la stessa linea rendendosi ugualmente responsabili con le destre della miseria presente.
A differenza di tutte le altre realtà che saranno in piazza, non abbiamo certo dimenticato la reintroduzione degli “esami di riparazione” di sinistra memoria, e il 10 manifesteremo il nostro dissenso anche contro quest’ennesimo attacco contro studenti e il loro diritto al riposo estivo, effettuato in nome di una concezione di scuola-fabbrica selettiva e meritocratica.


E’ per questo che abbiamo deciso di scendere in piazza, e di farlo in modo autorganizzato, costruendo un progetto ed uno spezzone alternativo a quello delle giovanili di partito e degli pseudo-sindacati studenteschi che hanno lanciato la giornata di mobilitazione a livello nazionale. Lo spezzone sarà aperto dallo striscione “Contro la scuola dell’obbedienza, unica ‘condotta’: resistenza” e esprimerà con i contenuti e le pratiche il nostro modo di fare la politica: dal basso, autofinanziati e senza compromessi.

Nello spezzone, bandiere e simboli di partiti o sindacati non saranno graditi.

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