La rivolta, messa in atto da almeno 500 prigionieri, è divampata ieri notte nel carcere di Sollicciano. Tutto ciò che si potesse incendiare è stato dato alle fiamme e lanciato fuori dalle sbarre e nei corridoi, mentre le voci dei detenuti si sono unite in un unico grido: "libertà".
Così dalle 23.00 di ieri all’1.00 della notte, per poi riprendere alle 10.30 di stamattina.
All’esterno un cordone di carabinieri e polizia ha circondato la prigione, pronta ad intervenire in caso di evasioni.
Questo mentre si
allunga la lista delle rivolte nei centri di identificazione ed
espulsione. Dopo Gorizia, Milano, Torino, Lamezia Terme e Bari, ora è
il turno del Cie di via Lamarmora a Modena.
allunga la lista delle rivolte nei centri di identificazione ed
espulsione. Dopo Gorizia, Milano, Torino, Lamezia Terme e Bari, ora è
il turno del Cie di via Lamarmora a Modena.
SOLIDARIETA’ AI PRIGIONIERI
TUTTI LIBERI !
Carceri, agosto da incubo
tra evasi e agenti aggrediti
Dopo le recentissime evasioni di Bologna e Voghera, si deve registrare l’ennesima beffa. Un altro detenuto, infatti, è evaso nella giornata di ieri dalla Casa Circondariale di Monza. “Tre evasioni in pochi giorni sono davvero troppe da digerire in silenzio” afferma Angelo Urso, componente della Segreteria Nazionale della Uil Pa, dando notizia anche dell’aggressione a un agente penitenziario da parte di un detenuto nel carcere di Como.
“Il detenuto evaso – riferisce il sindacato – a Monza è un extracomunitario con fine pena 2012, condannato per rapina: lavorante addetto al trasporto dell’immondizia, l’uomo ha eluso la sorveglianza di un agente mentre si trovava nella zona dell’intercinta e dopo aver scavalcato la rete che delimita l’area si è dato alla fuga”.[…]
Senegalesi cacciati dal bagno “Sporcano e non spendono”
di Mario Neri
La caccia non aveva più fatto rumore. Ma ora, oltre che dai quad dei vigili dispiegati dal sindaco Umberto Buratti (Pd) per allontanare dai 4 chilometri di sabbia del comune di Forte dei Marmi gli uomini neri che vendono borse e orologi taroccati, gli ambulanti extracomunitari della Versilia fuggono anche dagli stabilimenti balneari. Sulla sabbia dorata, da ospiti inattesi sono diventati indesiderati. Lunedì una coppia di senegalesi ospitata da due bagnanti italiani al bar del bagno Trieste è stata scacciata dai titolari «perché quelli di colore sono sporchi e invadenti». Un episodio raccontato da una cliente del bagno che aveva invitato i due – un ragazzo e una ragazza – a rinfrescarsi con una bibita, e confermato anche dal titolare dell´impianto a pochi passi dal pontile. «Non abbiamo neanche fatto in tempo a sederci – dice Irene Tarabella, che era in compagnia del fidanzato – che il proprietario li stava già invitando ad andarsene in malo modo. Ha detto che i neri sporcano i bagni e vogliono fare sempre quello che pare a loro». I due senegalesi non fanno polemica e se ne vanno, mentre Irene raggiunge il proprietario, Giuseppe Giannaccini, che si è allontanato sulla passerella: «Mi ha pure detto che non eravamo più graditi come clienti». La vicenda, raccontata dal Tirreno, non smuove il Trieste: «Sono arroganti, vengono e pretendono di avere un bicchiere d´acqua senza pagarlo. Alle volte c´è da aver paura che ti mettano le mani addosso. In fondo, non c´è una legge che vieta loro di venire sulle spiagge? Allora che vadano da un´altra parte, anche perché quei due erano appena stati allontanati dai vigili che li avevano beccati a vendere sotto gli ombrelloni», dice Giannaccini al bancone del bar, e aggiunge: «Per evitare che i neri vadano a insozzare i bagni, ho dovuto chiuderli e mettere le chiavi in bacheca. Qui nessuno è razzista, però assillano i villeggianti e io devo prendere provvedimenti». Poco più in là, nascosto fra le cabine di un bagno vicino, c´è Kalid Elcudri, 25 anni, marocchino. A un anno dall´operazione «Spiaggia sicura» scruta ancora le ombre, si mimetizza, schiva le tracce delle ruote dei quad: «Ci trattano come animali. Nella maggior parte dei bagni non ci fanno nemmeno entrare, anche se diciamo di avere i soldi per comprare un panino o una bottiglietta d´acqua. Cosa mando alla famiglia a Casablanca se a fine giornata guadagno quello che mi basta per la cena?», chiede a suo cugino Buasa che scuote la testa. Un´esasperazione e un clima di insicurezza che ha contagiato anche i clienti storici: «Se ci trovano durante la trattativa, a me fanno una multa da mille euro e a lui sequestrano le borse», dice Roberta al bagno Roma di Ponente. «Quello che è successo al “Trieste” è frutto di una caccia alle streghe che sta seminando odio e sentimenti pericolosi – dice Andrea Antonioli segretario Cgil di Viareggio – Ricordo ai titolari degli stabilimenti balneari che la prima legge da rispettare è la costituzione, che vieta espressamente qualsiasi tipo di discriminazione». Secca la replica di Buratti: «I fatti del Trieste non sono rappresentativi della realtà fortemarmina. Mando i vigili a pattugliare l´arenile per far rispettare una normativa già in vigore da anni contro il commercio di merce contraffatta. Nessuno è razzista. Anzi, conosco moltissimi concessionari che si spendono per aiutare gli ambulanti», assicura il sindaco che dice di conoscere «la vita che questi ragazzi fanno tutti i giorni per guadagnarsi da vivere». E ha già pronta una soluzione: «Propongo loro un compromesso: se accettano di transitare sulla battigia e non assillare i bagnanti sotto l´ombrellone, chiuderò un occhio».
Milano – La rivolta in Corelli è stata repressa. Ma la lotta continua
Processo Corelli: tutti in aula
Dopo le manifestazioni di protesta e le battiture di mercoledì 12 agosto (all’interno e all’esterno del CIE) e la rivolta divampata giovedì contro la decisione punitiva (utilizzando l’entrata in vigore dell’ultimo decreto sicurezza) di prolungare la detenzione di altri 60 giorni ai detenuti in sciopero della fame, la repressione poliziesca e giudiziaria s’è abbattuta con violenza sui detenuti che si sono opposti alle condizioni imposte.
Gli effetti di tale repressione si sintetizzano nei numeri: 14 arrestati (9 uomini e 5 donne, per lo più giovanissime), 29 detenuti trasferiti presso il CIE di Bari-Palese (uno dei più grandi e probabilmente quello sottoposto ai più alti criteri di controllo e isolamento) 19 trasferiti a Brindisi (dove, proprio oggi, è stato aperto un nuovo CIE).
Il segnale che si è voluto dare è chiaro: nei CIE, anello fondamentale della catena repressiva non sono ammessi intoppi.
Essi sono decisivi, non solo per mettere in atto le direttive categoriche del nuovo decreto sicurezza, ma soprattutto come strumento di ricatto, repressione e terrorismo, diretto e indiretto, finalizzato a ridurre letteralmente in schiavitù milioni di persone, sballottate costantemente tra detenzione nei nuovi lager e supersfruttamento sui posti di lavoro (come dimostra la composizione, a prevalenza operaia, della “popolazione” reclusa in Corelli)
Su questa convinzione s’è basata e si basa l’azione di chi ritiene necessario sviluppare la solidarietà esterna e che, dopo la repressione della ribellione, ha presidiato per l’intera giornata l’aula del tribunale in cui si svolgevano le udienze di convalida degli arresti
Anche grazie a quella presenza la maggioranza dei prigionieri è riuscita a nominare un avvocato di fiducia nell’imminenza di un processo molto complesso basato su accuse pesanti (resistenza, lesioni, danneggiamenti e incendio). Accuse con le quali cercano di nascondere la verità e cioè che l’entrata in vigore del decreto sicurezza ha prodotto lotte immediate, e in diversi CPT (Gradisca, Milano, Roma, Torino), che i detenuti in sciopero della fame da 6 giorni in via Corelli sono stati “puniti” col prolungamento della detenzione per altri 60 giorni, che di fronte alla ulteriore protesta è partito un pestaggio indiscriminato prima verso donne e uomini.
Quindi, se resistenza c’è stata, devono emergere le vere responsabilità dell’accaduto, le sue profonde ragioni sociali e, tutt’intera, la sua Legittimità di fronte al Sopruso.
Perché sopruso è l’esistenza stessa di questi luoghi in cui vigono la sospensione di qualunque diritto e il libero arbitrio delle istituzioni politiche e militari.
Per essi l’unica soluzione è la chiusura definitiva.
La battaglia contro il pacchetto sicurezza quindi è già cominciata e vede nella rivolta di Corelli una risposta puntuale e, con essa, un appello esplicito alla mobilitazione il più estesa possibile.
Venerdì 21 agosto dalle ore 9, nel momento in cui si svolgeranno le udienze per direttissima dei 14 detenuti, é importante che ci sia la presenza più ampia possibile, unica possibilità di dare sostegno ai detenuti e, allo stesso tempo di permettere che nel processo stesso emergano le ragioni inalienabili di questa ennesima ribellione.
Non abbiamo alcun dubbio nell’affermare che chiunque si ritenga davvero antirazzista e ambisca a cancellare il “pacchetto sicurezza”, non potrà esimersi dal dare il suo contributo e organizzarsi per essere presente venerdì mattina.
Comitato antirazzista milanese