Dopo
l’approvazione del pacchetto sicurezza abbiamo visto moltiplicarsi gli
episodi di rivolte, tentate e a volte riuscite fughe, nonche’ gli
episodi di autolesionismo dentro i cie (centri di identificazione ed
espulsione,triste evoluzione dei centri di permanenza temporanea).
Il pacchetto
sicurezza,oltre ad un inasprimento generale delle pene relative ai reati
cosiddetti "intollerabili" della societa’, ha visto
l’Italia allinearsi al trend europeo per quanto riguarda la carcerazione
di stranieri irregolari,prolungando la permanenza dentro i centri
fino a sei mesi.
Sei mesi
passati in strutture che sono veri e propri lager, e questo ci teniamo a
sottolinearlo, in cui sono spesso negati i piu’
elementari diritti, in cui i migranti, colpevoli solo di non avere un
permesso di soggiorno in regola, sonno rinchiusi.
Parlavamo di
rivolte e fughe:il 19 luglio nel cie di Torino e’avvenuto tutto questo
dopo che la polizia ha cercato di prelevare due
tunisini per espellerli dall’Italia. I due stavano per tornare liberi
per la decorrenza dei sei mesi di detenzione (che scadono il
23 luglio)ma sembra che accordi fra Italia e Tunisia stiano per dare il
via al rimpatrio forzato di diversi reclusi di tale
nazionalita’. Uno dei due tunisini, Sabri, e’ riuscito a salire sul
tetto del centro e non ha intenzione di scendere fin
quando non sia garantito che lui e gli altri reclusi non vengano
rimpatriati.
Rimpatrio
significa tornare nei propri paesi di origine in cui spesso si incorre
in ulteriore detenzione o morte (ricordiamo
l’enorme richiesta di asilo politico e protezione umanitaria),o spesso
significa per chi sulle coste italiane non riesce ad
arrivarci ma viene rispedito indietro,permanenza nelle carceri
libiche,deportazioni in mezzo al deserto in camion
stipati di esseri umani e vessazioni di ogni tipo.
E’ questa la
politica sull’immigrazione dell’Europa che protegge i suoi confini con
frontiere inaccessibili,frontiere che ora si trovano
direttamente in Libia, paese che grazie ad accordi e patti di
cooperazione con l’Europa, esercita con zelo il suo ruolo di poliziotto
del Mediterraneo.
Anche a Firenze
il governo, con la complicita’ della Regione ha deciso di costruire un
CIE nei prossimi mesi: checche’ ne dica Rossi con le sue idee
di "piccole comunita’ atte alla formazione e al lavoro",per noi i CIE
sono e restano lager da combattere senza se e senza ma;
pensiamo che sia necessario intensificare la lotta contro tali centri e
impedire che ne venga costruito uno anche in Toscana e per
questo riteniamo importante esprimere la nostra solidarieta’ a chi si
ribella nel CIE a Torino e lottare perche’non avvenga nessuna
espulsione.
Giovedì 22
luglio ore 21.30 p.zza Sant Ambrogio
presidio contro cie ed espulsioni