Negli ultimi mesi violenti scontri hanno sconvolto nord africa e medio-oriente. Partendo dalla Tunisia, l’ondata di lotta è dilagata in Egitto, Nigeria, Algeria, Libia, Yemen. Tutto questo ci ha confermato come sia necessario un così impetuoso e repentino sconvolgimento degli equilibri per ricordarci di una questione che è aperta da secoli, di popoli che sono in lotta ogni giorno e non solo quando lo leggiamo sulla Nazione. La storia del saccheggio occidentale verso i popoli arabi è lunga e tortuosa, inizia con le imprese coloniali dell’800, continua con i sostegni europei ai golpisti di turno e con lo sfruttamento di risorse e manodopera autoctona ad opera dei nostri affaristi, culmina con l’imperialismo politico-militare-religioso americano. Vediamo imbracciare armi gente che ha spartito la sua vita tra mancanza di diritti civili, politici, economici, che ha visto svendere la propria famiglia, il proprio corpo e le proprie risorse dai suoi governanti. Parliamo delle ex colonie francesi di Marocco e Algeria, parliamo della Libia assassina di Gheddafi imbottita di soldi italiani, della Nigeria depredata dalla Shell, della Palestina schiacciata da una stella di David a stelle e strisce. Il peso della nostra società, del nostro petrolio, delle nostre comodità ha sempre gravato su questi popoli in termini di guerre e sfruttamento, inquadrando interi popoli, milioni di persone come numeri, costi aggiuntivi delle nostre disastrose politiche estere. Ma queste politiche estere hanno dei responsabili, dei nomi, che spesso si intrecciano con le trame nere del nostro paese e del nostro continente, che si nascondono dietro le bugie della “guerra al terrorismo”, delle “missioni di pace”, degli “accordi bilaterali a garanzia della sicurezza”, per assicurare ricchezza ai tiranni del mondo arabo e manodopera e risorse agli affaristi dell’occidente, ai pasciuti consumatori del “mondo libero”.
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