Da tempo si poteva intuire, e negli ultimi giorni è diventato chiaro: nel tardo pomeriggio di sabato 19 marzo, con il primo attacco aereo, la guerra contro la Libia è iniziata ufficialmente.
Quello che ci si presenta davanti è uno scenario che conosciamo bene. A chi negli anni si è opposto alle guerre che hanno insanguinato il pianeta, è chiaro che quella delle guerre umanitarie è solo… retorica. La strategia degli attacchi mirati e delle bombe intelligenti in nome della salvaguardia dei diritti umani, altro non è che un modo per giustificare agli occhi dell’opinione pubblica la difesa di interessi economici e geopolitici.
Gli stessi interessi che hanno fatto cadere un silenzio assordante sulle vicende di Egitto e Tunisia quando è entrata in scena la Libia. Nei due paesi del Maghreb lavoratori, studenti e disoccupati hanno rivendicato un proprio protagonismo riuscendo a far cadere regimi filo-occidentali in piedi da decenni e scatenando una sorta di “effetto domino” negli altri paesi arabi. Benché al vertice ci sia stato un semplice cambiamento di facciata, la composizione delle proteste era molto diversa da quella libica.
Se le prime manifestazioni contro Gheddafi avevano un approccio condizionato dall’influenza degli esempi di Tunisia e Egitto, nonostante la differente situazione economica e sociale del Paese, gli sviluppi successivi hanno rapidamente cambiato lo scenario. Come dimostrato dalla compromissione del Consiglio Nazionale Transitorio Libico con le scelte francesi e da alcune prese di posizione dello stesso in merito alla “No fly-zone”, ad oggi sembra configurarsi più uno scontro tra due fazioni etniche e territoriali che una rivolta popolare.
Schierarsi contro la guerra in Libia non vuol dire appoggiare Gheddafi, ma allo stesso tempo sarebbe superficiale fare proprie le posizioni di chi oggi sta fornendo una sponda all’ingerenza dell’imperialismo americano e europeo nel Maghreb.
Dal canto suo il governo italiano, dopo qualche tentennamento iniziale, ha dichiarato di voler condurre questa guerra da protagonista. Ha messo numerose basi a disposizione della “coalizione dei volenterosi” armando i propri stormi, facendo salpare le proprie navi e offrendo Napoli come luogo di direzione per le operazioni militari NATO. Il capitale italiano, intimorito dalle possibili conseguenze della crisi libica a causa dei forti interessi e legami, ha spinto sul governo per imporre una presa di posizione decisa. Il dinamismo di Francia, Inghilterra e USA ha obbligato il governo italiano a partecipare per non venire esclusa da una futura spartizione della torta.
La questione libica è riuscita anche ad offrici una ottima dimostrazione di “unità italiana”: in continuità con l’impegno nella guerra in Jugoslavia il Partito Democratico ha scelto di sostenere con convinzione le scelte belliche del governo Berlusconi. Ancora una volta ci ritroviamo a fare i conti con la realtà: in Italia non esiste una forza politica capace di rappresentare un’alternativa allo sfruttamento e alla guerra, se non quella, tutta da costruire, di chi si vuole opporre in modo determinato allo stato attuale delle cose.
Presidio contro la guerra in Libia
Martedì 22 marzo alle ore 18.00
sotto la prefettura in Via Cavour
Centro Popolare Autogestito Firenze Sud
Collettivo Politico Scienze Politiche
Rete Collettivi Studenteschi Fiorentini
Unione degli Studenti di Firenze
Fondo Comunista
Ci siamo !
Lavoro! Non una
nuova guerra per i
profitti dei padroni!
Gli aerei italiani, al carro di quelli americani e francesi, partecipano alla guerra contro
la Libia, Bombardamenti seminano morte e distruzione anche di civili.
Le basi militari al Sud, Sicilia, Campania, Puglia e la base di Taranto tornano zone di
guerra!
Il governo Berlusconi e la falsa “opposizione” in Parlamento sono tutti d’accordo!
ll regime di Gheddafi è stato in questi ultimi anni al servizio degli interessi
economici e politici dei governi occidentali e del governo italiano in particolare, con
accordi sullo sfruttamento energetico, forniture di armamenti, controllo e mercato
dell’immigrazione.
Abbiamo visto tutti il baciamano e l’accoglienza come un re di Gheddafi!
Ora gli stessi governi scendono in campo apparentemente contro Gheddafi, in
realtà a tutela degli stessi interessi e profitti.
Gheddafi bombardava il suo stesso popolo in rivolta in alcune zone, e le truppe UsaFrancia-Italia aggiungono altri bombardamenti.
E questa sarebbe una guerra “umanitaria”?!
Il governo italiano e l’arco parlamentare che lo appoggia, il Presidente Napolitano,
ancora una volta agiscono in aperta violazione della Costituzione che nel suo art. 11
vieta la guerra, e si preparano a scaricare anche i costi di questo intervento militare
sulle masse popolari – alla faccia della crisi!
Miliardi su miliardi spesi per bombe, truppe, armamenti, mentre manca il
lavoro, la salute, le case, i salari sono troppo bassi per vivere, tagliano i fondi per
la scuola e l’ambiente.
I lavoratori, i disoccupati, i precari, i giovani, le donne, i cittadini non hanno
bisogno e non vogliono questa altra guerra. NON IN NOSTRO NOME!
Facciamoci sentire in tutte le forme, organizziamo manifestazioni cittadine, regionali,
nazionale.
Slai Cobas per il Sindacato di Classe
Coordinamento Nazionale
e
http://www.guardareavanti.info/Libia.it.pdf