La crisi che dal 2008 scuote il nostro sistema ha fornito un pretesto più che valido per attaccare tutti i campi dello stato sociale e per sottrarre ai cittadini i diritti che prima ritenevano conquistati dopo anni di dure lotte.
Il mondo della formazione è stato il primo obiettivo sul quale si sono abbattuti tagli e riforme, prima per mano del governo Berlusconi e adesso con Monti, seguendo una chiara linea ideologica che cerca di svalutare la pubblica istruzione aziendalizzando scuola e università e ostacola gli studenti meno abbienti nel loro percorso di studi.
Il Ministro Profumo, giustificato dal periodo di austerità, ha difatti rispolverato il DDL Aprea, ideato e promosso dal governo precedente, che mira ad inserire all’interno dei Consigli d’Istituto soggetti privati abilitati a finanziare le scuole con i propri capitali e ad avere voce in capitolo sulle scelte che le riguardano: un evidente tentativo di assoggettare l’istruzione alle logiche di mercato e di profitto.
Appartenente allo stesso progetto è quello che è stato ribattezzato “Decreto Merito“, dietro al quale si cela la deriva classista che coinvolge tutti i processi di smantellamento in atto. Decreto che inserirebbe nelle scuole e nelle facoltà premi per i “migliori” studenti, definiti secondo parametri che si basano su un sapere puramente nozionistico, ai quali saranno concesse le agevolazioni economiche che invece dovrebbero essere garantite a tutti, in particolare a coloro che provengono da situazioni economiche disagiate.
Un altro punto dolente, che ci riporta con la mente al recente crollo all’interno del liceo Galileo, è quello riguardante l’edilizia scolastica che continua ad essere trascurata nonostante si continui ad investire in spese superflue come le tecnologie didattiche che portano l’innovazione in luoghi dove non è garantita nemmeno la sicurezza.
Il taglio di 200 milioni alla scuola pubblica effettuato nell’anno corrente, i costanti finanziamenti agli istituti privati, la riduzione delle borse di studio, l’aumento delle tasse universitarie, il nozionismo dilagante che connota i parametri valutativi sono solo alcuni degli altri innumerevoli danni, compiuti in nome della crisi e dell’Europa, che stanno colpendo il mondo dell’istruzione italiana.
Ma la situazione attuale ci impone di guardare anche fuori dalle mura delle nostre scuole poichè quello che il governo Monti sta facendo a pari passo con mezz’Europa (seguendo i diktat di UE, BCE e FMI) è un atto estremo in difesa di un sistema decadente e di chi lo comanda, portato avanti seguendo gli interesse di coloro che vogliono uscire da questa crisi con profitto aumentato e posizione sociale salvaguardata.
Noi, sia come studenti che come cittadini, rifiutiamo i sacrifici che ci vengono imposti, portiamo avanti percorsi di lotta autorganizzata per ribellarci allo stato attuale delle cose e rivendichiamo un presente ed un futuro migliori.
Per questo siamo scesi in piazza ripetutamente nel mese di Ottobre e invaderemo di nuovo le strade il 14 Novembre in occasione dello sciopero generale europeo e il 16 Novembre, giorno precedente la giornata internazionale del diritto allo studio, continuando a gridare che questa crisi non è nostra ma di padroni e governanti e che il diritto allo studio non dov’essere toccato, nè ora nè mai!
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