Il 13 Dicembre, nella nostra Firenze, è avvenuto uno dei più gravi episodi di razzismo nella storia della città. Un pistoiese di 50 anni, Gianluca Casseri, riconducibile a CasaPound (organizzazione neofascista nota per le aggressioni con spranghe e coltelli in tutta Italia), munito di pistola, ha sparato a 5 uomini senegalesi, uccidendone 2 e riducendo in condizioni gravissime gli altri 3. Tutto questo è successo nei mercati di piazza Dalmazia e San Lorenzo, nell’arco di tre ore. Casseri si è poi tolto la vita nel parcheggio sotterraneo di San Lorenzo.
La reazione della comunità senegalese e di tutta la Firenze antirazzista non si è fatta attendere: il giorno stesso un corteo spontaneo ha sfilato da piazza Dalmazia, passando per la prefettura e concludendosi con un presidio in piazza Duomo. Il giorno successivo un presidio/fiaccolata di 2 ore si è tenuto nella piazza dove sono avvenuti i fatti.
Come al solito, i media stanno già semplificando gli avvenimenti con un “E’ un pazzo, uno squilibrato”, ma noi sappiamo che c’è molto altro da dire. Da anni vediamo nel nostro paese un crescendo di xenofobia, portato avanti da organizzazioni come CasaPound o Casaggì, e da partiti come Forza Nuova, La Destra, Lega Nord e PDL. Da anni notiamo come l’odio razziale e l’ideologia fascista siano radicati nella mente delle persone, e giustificati dalla politica e dalle istituzioni, che non solo permettono che alcuni centri di matrice fascista-razzista siano legali, ma anche che possano essere finanziati da alcuni partiti.
Storicamente, durante un periodo di crisi durante il quale aumentano disuguaglianze e tensioni sociali, c’è stato interesse a cercare un capro espiatorio su cui riversare le ansie di un popolo in povertà, al fine di scatenare una vera e propria guerra fra poveri. Così oggi, nella maggiore crisi capitalistica dal 1929, invece di cercare le vere cause del malessere della nostra società si spinge il “popolino” a pensare che la disoccupazione giovanile sia provocata dai profughi, che fuggono dall’atroce realtà di un paese in guerra. Troppo facilmente ci scordiamo che anche il popolo italiano è stato un paese di migranti, che nel mondo riceveva un trattamento simile a quello che noi riserviamo a chi spera di trovare nell’Italia uno stato disposto ad accogliere e ad integrare. Quest’ uomo ha commesso questo atto barbarico perché ha trovato delle organizzazioni a cui fare riferimento, delle idee che dopo la Resistenza speravamo sconfitte e che i partigiani morti per la libertà del nostro paese hanno lottato per abbattere… delle espressioni xenofobe e malate, che si sono pian piano fatte strada nella società, grazie ai media e alla politica istituzionale che ha sempre avuto un atteggiamento omertoso, teso a sminuire questo genere di episodi.
Noi, come collettivo di questo liceo e come studenti medi fiorentini, abbiamo sempre portato avanti gli ideali dell’antirazzismo e dell’antifascismo, e siamo sempre stati, e lo siamo e saremo sempre, in piazza, a fianco di coloro che lottano contro ogni tipo di discriminazione e sopruso.
Purtroppo a questo avvenimento c’è da affiancarne un altro forse ancora più grave, avvenuto domenica nella periferia torinese: in seguito alla denuncia da parte di una ragazza di uno stupro commesso “da due appartenenti alla comunità Rom”, un corteo spontaneo di cittadini si è diretto verso il campo Rom, e ha dato fuoco delle baracche, alla presenza di polizia e membri del Partito Democratico che non hanno fatto niente per impedirlo. La ragazza in questione, nel vedere le immagini dell’incendio, ha confessato di essersi inventata tutto. Episodio gravissimo, perché espressione della connivenza dei partiti politici, delle forze dell’ordine, ma soprattutto delle idee xenofobe e piene di odio che hanno impregnato gran parte della società.
Non ci lasciamo prendere in giro da quei politici che oggi tentano di far passare Firenze come “città dell’accoglienza” e “città solidale”, ma che ieri hanno ordinato sgomberi di rifugiati politici somali ed eritrei, favorito politiche anti-immigrati a livello nazionale e richiesto la costruzione di Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) in Toscana, quando in quelli già esistenti ogni giorno vengono commesse violenze delle più crudeli, dalle botte, all’obbligo di assunzione di psicofarmaci, allo stupro di donne, con il divieto di ingresso per giornalisti!
Visto anche ciò che è successo a scuola nostra il 18 novembre, vi chiediamo di dare insieme un segnale forte a tutti, per dire che non tolleriamo più la presenza dei fascisti!