Campagna “Ataf privata è un’inculata”!

Dopo un anno  dalla privatizzazione dell’ATAF, fortemente voluta dal sindaco Renzi e dal presidente dell’azienda Bonaccorsi, si palesa sempre più concretamente il fatto che questa decisione porta solo una conseguenza: l’asservimento della qualità del servizio al tornaconto del privato.
La (s)vendita di ATAF a Trenitalia, infatti, si inserisce a pieno nel processo che vede nelle classi popolari il soggetto su cui riversare i costi di questa crisi, mentre la classe dirigente continua a garantirsi margini di profitto sempre maggiori. Ciò è facilmente dimostrabile da conseguenze pratiche e materiali: a pagare il caro prezzo delle scelte derivanti dalla privatizzazione, ispirate da logica puramente imprenditoriale, sono i lavoratori, quegli utenti che proprio in questo momento di crisi economica non possono permettersi di sostituire il servizio (sempre più inefficiente) col costoso mezzo privato.atafprivata2013

Conseguenze della privatizzazione per gli utenti:
aumento del costo del titolo di viaggio.
tagli alle spese di manutenzione.
riduzione del 50% del servizio di pulizia.
taglio alle linee periferiche in quanto meno remunerative.
– soppressione progressiva delle linee notturne e introduzione del bus a chiamata “Nottetempo” al costo di 4 €.
soppressione delle agevolazioni sugli abbonamenti annuali per studenti borsisti mentre resta l’abbonamento annuale a 60 euro per i dipendenti unifi (presidi e baroni inclusi; lavoratori mensa, pulizie e portineria esclusi).
Conseguenze della privatizzazione per i lavoratori Ataf:
– al momento dell’acquisizione dell’azienda Trenitalia ha subito annunciato 194 esuberi su un totale di 1181 lavoratori.
messa in mobilità di 43 su 65 lavoratori delle ditte in appalto che si occupano del servizio mensa e pulizie.
peggiori condizioni lavorative con turni ancora più massacranti per gli autisti.
– attuazione per 69 lavoratori dell’ “esodo volontario”, un ricatto proposto ai giovani precari dell’azienda col quale Trenitalia ha contrapposto l’offerta di un lavoro in alcune sue aziende fuori Firenze (a Padova, Rovigo, Milano o in Germania) al licenziamento.
– il mancato rinnovo di contratto a 8 ragazzi assunti a tempo determinato come apprendisti: si tratta di licenziamenti veri e propri senza diritto agli ammortizzatori nei confronti di dipendenti che hanno lavorato per 3 anni part-time e sottopagati.
– Trenitalia ha annunciato che, entro la fine dell’anno tutti gli autisti ATAF verranno trasferiti alle aziende socie (Cap e Busitalia-Sita Nord del gruppo Ferrovie dello Stato) in un progetto di smantellamento dell’azienda che porterà alla liquidazione dei dipendenti indiretti.
Oltre a ciò Trenitalia, il cui amministratore delegato è proprio quel Moretti indagato per la strage di Viareggio, non solo è il gruppo possessore di ATAF e delle linee ferroviarie, ma possiede anche Sita, Cap, Busitalia e Autoguidovie.
Ha quindi, con eccezione della Tramvia, il monopolio del servizio di trasporto fiorentino il quale viene gestito tramite un progetto ben preciso, atto a investire sui servizi di lusso e a disinvestire sui servizi meno retributivi ma più utili per l’utenza.
Come se non bastasse l’azienda affianca i tagli al terrore, per frenare la rabbia dei soggetti tagliati fuori dai prezzi sempre più escludenti del servizio, utilizzando la vigilanza dei controllori: essi non solo hanno la possibilità di chiedere il permesso di soggiorno, ma sono anche affiancati da poliziotti e unità cinofile.
Pensiamo, come studenti, che sia fondamentale mobilitarci in solidarietà coi lavoratori Ataf e delle ditte in appalto, ma pensiamo anche che sia fondamentale diventare tutti quanti protagonisti di una lotta per il diritto alla mobilità (parte integrante anche del diritto allo studio), che pretenda un trasporto pubblico, di qualità e gratuito per tutti.
Per questo ci rifiutiamo di pagare questi prezzi antipopolari e ci impegniamo, come studenti e futuri salariati, a ribadire che non saremo noi a pagare coi nostri sacrifici i costi di questa crisi che non ci appartiene.


SOLIDARIETA’ AI LAVORATORI IN LOTTA!
BIGLIETTO 1,50? NOI NON LO PAGHIAMO!

 

Adesioni:
Rete dei Collettivi Fiorentini
Collettivo Politico Scienze Politiche
Collettivo Scientifico Autorganizzato
Collettivo d’Agraria
Collettivo Studentesco Rivoluzionario

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Corteo Antifascista Sabato 9 Marzo!

Anche quest’anno i neofascisti hanno convocato la loro marcetta nostalgica per ricordare i cosiddetti “martiri delle foibe”. Il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 dal Governo Berlusconi, è indubbiamente diventato un appuntamento di propaganda per tutti i gruppi dell’estrema destra: l’utilizzo di avvenimenti circoscritti nello spazio e nel tempo ed estrapolati dal loro contesto, è chiaramente funzionale al tentativo di riscrivere la storia, equiparando Partigiani e repubblichini e spostando l’attenzione su un falso storico (le foibe) per cercare di coprire i crimini commessi dai fascisti sia durante il ventennio che nel dopoguerra.Corteo9marzo2013
Abbiamo sempre parlato dell’attualità dell’antifascismo e dei suoi valori, di quanto fosse importante la battaglia contro quel revisionismo che oggi sta diventando programma politico: non ci stupiscono quindi quelle dichiarazioni che, soprattutto in campagna elettorale, vorrebbero dipingere il fascismo come una rivoluzione che migliorò le condizioni delle classi popolari.
Niente di più falso. La presa del potere da parte del fascismo fu la sintesi dell’accordo tra liberali, padroni e banchieri, appoggiati dalla monarchia e dall’esercito, spaventati dall’avanzata delle forze socialiste. L’enfasi data oggi alle politiche sociali del fascismo non è altro che una stortura populista: l’Italia fascista si mosse come fecero altri paesi capitalisti, preparandosi dal punto di vista economico e sociale al colonialismo e la realtà fu quella di un popolo ridotto alla fame e al silenzio, costretto alla guerra nella produzione industriale prima e al fronte poi.
Chi decise di non abbassare la testa o più semplicemente non rispondeva ai canoni imposti dal fascismo venne purgato, pestato, torturato o fucilato. Altri vennero mandati al confino o direttamente deportati nei campi di concentramento.
Mussolini gestì da dittatore ogni tipo di opposizione, mettendo al bando qualsiasi libertà associativa, sindacale e politica mentre le organizzazioni dei lavoratori furono messe fuori legge. Secondo il fascismo, padroni e operai, avendo gli stessi interessi (sic!), avrebbero dovuto collaborare per il bene della nazione. E’ impressionante, quanto tutto questo, sebbene in forme, modi e tempi diversi, sia pericolosamente simile al nostro presente: basti pensare al “modello Marchionne” applicato in FIAT e che si sta allargando a tutto il mondo del lavoro e alla società in genere.
A liberarci dal fascismo furono i Partigiani sostenuti anche dal sostanziale appoggio dei contadini nelle campagne e degli operai nelle città. A liberarci furono quei compagni e compagne che non riuscirono a costruire la società che avrebbero voluto, ma che continuando a lottare anche nell’immediato dopoguerra passarono il testimone alle generazioni future.
Sin da subito lo Stato democratico si mostrò non meno incline all’uso della forza e della violenza poliziesca contro quei movimenti che soprattutto negli anni ’60 e ’70 dettero vita alle lotte che condussero alle conquiste di quei diritti che oggi ci stanno togliendo. In quegli anni, ancora una volta, in funzione antioperaia e antipopolare, i neofascisti furono la manovalanza di cui lo Stato si servì per piazzare le bombe sui treni e nelle piazze, per compiere stragi e omicidi, attaccare cortei e picchetti.
Ma i rapporti tra neofascisti e apparati dello Stato non si sono mai interrotti continuando a svilupparsi anche all’interno delle istituzioni democratiche tanto che negli ultimi vent’anni, abbiamo assistito al continuo sdoganamento di forze politiche, simboli e retaggi culturali dichiaratamente fascisti.
Inutile poi stupirsi o indignarsi se i fascisti fanno i fascisti: non c’era bisogno di un’inchiesta dei ROS di Napoli per ricordare quale fosse la loro natura. A ricordarcelo ci sono le aggressioni agli studenti in piazza Navona, l’assassinio del compagno Dax e la strage di piazza Dalmazia a Firenze, ma la lista sarebbe lunghissima.
Adesso però i neofascisti cercano addirittura il salto di qualità: non più manovalanza per il “lavoro sporco”, ma di nuovo, possibile alternativa di governo agli occhi di quel blocco sociale che faceva riferimento a PDL e Lega Nord.
Tutto questo, può apparire ad oggi, in Italia, come lontano e poco plausibile, ma sottovalutare quest’opzione sarebbe un errore. Si tratta di processi che possono subire accelerazioni improvvise e ciò che sta accadendo in Grecia con il partito di Alba Dorata deve suonare come campanello d’allarme. Mai abbassare la guardia.

Invitiamo tutti coloro che si riconoscono nei valori dell’antifascismo a scendere ancora una volta in piazza per ribadire che in questa città per i neofascisti non c’è spazio e per denunciare che l’agibilità politica di cui godono è solo l’effetto della complicità delle istituzioni cittadine e soprattutto dell’impunità e della protezione che ogni volta la Questura riserva loro.

 OGGI COME IERI, CONTRO IL FASCISMO
CON OGNI MEZZO NECESSARIO!

SABATO 9 MARZO CORTEO ANTIFASCISTA
ORE 15 IN PIAZZA SAN MARCO

Firenze Antifascista

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16 Febbraio corteo regionale contro i tagli alla sanità!

corteo16sanità               Sabato 16 Febbraio

giornata di mobilitazione regionale a in difesa della sanità pubblica

corteo h15 in piazza San Marco

LA SANITA’ NON E’ PROFITTO!

Appello a studenti e studentesse: mobilitiamoci !

Ai tempi di Monti bisogna essere credibili. Sarà per questo che la “razionalizzazione della spesa pubblica” l’hanno chiamata spending rewiew, puntando sul sapore anglosassone del fonema “spendinreviù” per farci sentire più moderni, più responsabili, anche quando si tratta di ridurre servizi pubblici essenziali.

Come spesso accade però, questo acquisto di credibilità si rivela essere a senso unico, perchè rivolto solo agli investitori finanziari; per altri settori sociali, dire che è una tragedia è dire poco.

Nel comparto sanitario, la suddetta riforma di spesa, insieme al Patto di Stabilità ed al decreto Balduzzi, comporteranno nell’immediato una riduzione di 27.000 posti letto, da aggiungere ai più alti ticket sui farmaci e sulle prestazioni ospedaliere ed all’aumento dell’addizionale Irpef in tutte le regioni. I nuovi provvedimenti, lungi dal rendere più efficiente il servizio, porteranno il numero di posti letto da 4 ogni mille abitanti a 3,7.

Nella “rossa” Toscana lo zelo del Professore ha trovato preziosi adepti nella Giunta Regionale. Nascondendosi infatti dietro il magro paravento della “spendinreviù”, l’assessorato alla sanità ha portato il rapporto dei posti letto ogni mille abitanti dai 3,7 previsto dal governo ai 3,16. La riorganizzazione del servizio prevede la scomparsa di 2000 posti letto, una ulteriore riduzione dei distretti territoriali, il taglio del 20% delle prestazioni diagnostiche, regalate così al privato “sociale”, l’accorpamento di tutta una serie di servizi e prestazioni e la diminuzione di 2 giorni della degenza media.
Si tenta inssomma di propinare nuovi e più gravosi sacrifici, sempre alle classi subalterne, scaricando cosi i costi di una crisi su di esse sferrando un grave colpo all’assistenza sanitaria compresa quella essenziale.
Magia di un governo, che riduce il numero dei malati ed il decorso delle malattie a colpi di manovre di bilancio!
A pagare le conseguenze dei massicci tagli sono da una parte gli utenti, in particolare i soggetti deboli (il governo elimina del tutto il fondo per la non autosufficienza che finanzia tutti i servizi ad anziani e disabili) dall’altra i lavoratori.
Infatti le riorganizzazioni del servizio, ripercuotendosi inevitabilmente sui livelli occupazionali e sui ritmi lavorativi, stanno dando vita ad una serie di vertenze “aziendali”, spesso molto partecipate, alcune delle quali investono nuovi terreni della lotta.
I lavoratori più colpiti dalle riorganizzazioni sono gli infermieri che si vedono trasformata la turnazione dal turno in V a quello in IX, provvedimento preso unilateralmente da parte della direzione con il tacito accordo di CGIL e CISL.
Anche gli strudenti tirocinanti, usati da sempre come forza lavoro gratuita per abbassare i costi di produzione di tante aziende ed enti privati e pubblici, sono parte integrante dei lavoratori che vedranno il loro futuro negli ospedali (come in molti altri settori) costituirsi di contratti indecenti, disoccupazione e cassintegrazione.
Per tutti questi motivi come studenti e futuri lavoratori abbiamo il dovere di estendere la solidarietà con i lavoratori della sanità in lotta e come utenti del servizio sanitario di esprimerla partecipando alla giornata di mobilitazione REGIONALE contro i tagli alla sanità pubblica del 16 febbraio.

SOLIDARIETA’ AI LAVORATORI IN LOTTA DI CAREGGI!

LA SANITA’ GRATUITA E’ UN DIRITTO ESSENZIALE!

I DIRITTI NON SI MERITANO, SI CONQUISTANO!


Rete dei Collettivi Fiorentini
Collettivo Politico * Scienze Politiche
Collettivo Scientifico Autorganizzato
Collettivo d’Agraria

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LIVORNO: LA REPRESSIONE COLPISCE ANCORA!

 

Nella mattinata del 11/02/2013, 14 compagni del movimento antagonista Livornese hanno subito una visita inattesa e per niente benvenuta: la Digos di Livorno si è presentata ai loro usci alle prime luci dell’alba perquisendo le loro case e notificando 8 obblighi di firma (per tre volte la settimana) e facendo partire ulteriori 36 denunce per altri compagni.
Le suddette denunce sono collegate ai tre giorni di disordini che vanno dal 30 Novembre al 2 Dicembre dell’anno passato. Ripercorriamo gli eventi: in occasione di un comizio di quello che sarebbe diventato il leader del PD, Bersani, alcuni militanti (studenti, precari e lavoratori) sono stati caricati dalla celere mentre tentavano pacificamente di esporre uno striscione. Il giorno successivo è allora stato chiamato un presidio di solidarietà in Piazza Cavour, ma proprio mentre questo stava per disperdersi, assolutamente senza motivo, è partita anche in quest’occasione una carica da parte della sbirraglia. La rabbia popolare a quel punto era diventata incontenibile e di conseguenza l’ultimo giorno si è verificato l’episodio dell’”assalto alla prefettura”, una reazione legittima poiché si voleva in qualche modo dare una risposta forte e denunciare a gran voce la situazione della repressione nella propria città. (Per chi volesse un’analisi ancora più accurata dei fatti, lasciamo il link del dossier dei compagni dell’Ex Caserma → http://senzasoste.it/speciali/livorno-non-si-piega-dossier-su-tre-giorni-incredibili-e-videotestimonianze-sul-pestaggio-di-piazza-cavour )
Come Rete dei Collettivi Studenteschi Fiorentini, esprimiamo la massima solidarietà ai compagni Livornesi ultime vittime di una repressione che è sempre stata e sempre sarà nemica di chi attraverso l’autorganizzazione porta avanti le proprie lotte.
SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI LIVORNESI
BASTA REPRESSIONE, ESTENDERE LA SOLIDARIETA’, RILANCIARE LA LOTTA!

Rete dei Collettivi Fiorentini

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Studenti e lavoratori uniti nella lotta ! Ciclo di Assemlee di istituto con i lavoratori

In questi giorni alcuni licei fiorentini incentreranno le proprie assemblee d’istituto sulle tematiche riguardanti il lavoro ed ascolteranno le testimonianze dei lavoratori che di questi tempi si stanno mobilitando per salvaguardare la propria dignità, i propri diritti ed il proprio lavoro. Dove la protesta di piazza abbassa i toni, le scuole diventano luoghi in cui pensare ed organizzare una mobilitazione che non tarderà a riprendere.

                                              Studenti e lavoratori uniti nella lotta !
ccw-scuole

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Fornero a Novoli: ancora una volta militarizzazione dell’università!

fornero-2Questa mattina gli studenti, una volta arrivati a Novoli, si sono trovati davanti l’ennesima schiera di digos e polizia, che come di consueto accompagnano la venuta di questi personaggi.
Giusto una settimana fa era prevista la lectio magistralis del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in aula magna, iniziativa che avrebbe dovuto spiegare agli studenti i motivi della crisi e come uscirne, legittimando di fatto tutti i provvedimenti di macelleria sociale attuati dal governo “tecnico” di Monti. Visco ha confermato la sua presenza in un edificio presidiato da poliziotti e digos per impedire l’ingresso di studenti “non autorizzati”. Gli studenti sono riusciti a interrompere per mezz’ora il convegno a prezzo di urla e spintoni da parte delle “forze dell’ordine”. Un episodio simile a quanto accaduto in occasione della seduta del senato accademico che ha sancito l’ingresso nel Consiglio di Amministrazione dell’università di Confindustria, che finalmente ha formalizzato l’acquisto dei nostri saperi e delle nostre vite. Che si tratti di una riunione degli organi di ateneo, che sia una lezione di neoliberismo aperta agli studenti o un corso di “aggiornamento professionale” rivolto a pochi eletti non possiamo tollerare la presenza di questi ministri “lacrime e sangue”, non possiamo tollerare l’uso e il consumo della nostra facoltà da parte dei poteri forti: non possiamo più tollerare la pressoché continua militarizzazione della nostra università, che vede più poliziotti che studenti percorrere via delle Pandette.

Oggi la Fornero ha tenuto un corso di aggiornamento (organizzato di nascosto senza nessuna pubblicità) per avvocati e professori sulla “Riforma del lavoro”, che noi amiamo definire “contro riforma”. Nell’urgenza di uscire dalla crisi economica rinunciando alla leva dell’investimento statale, l’unica via rimasta è attrarre i capitali privati garantendo lauti profitti: così la Fornero, tra un pianto e l’altro, ha aumentato l’età pensionabile e ridotto l’ammontare delle pensioni allo scopo di ridurre la spesa pubblica e di obbligare i lavoratori ad affidarsi ai fondi pensione integrativi (più soldi da investire), ha aumentato la precarietà , rendendo più facili i licenziamenti e ridotto gli ammortizzatori sociali (nessun capitalista investe in uno Stato dove i costi del lavoro sono troppo alti), ha inventato il “contratto di apprendistato” per regalare alle aziende manodopera a basso costo ricattabile e sfruttabile. La farsa della flexsecurity s’è infranta contro il muro della disoccupazione dilagante, lo svuotamento di senso dell’articolo 18 è diventata un’arma contro i lavoratori sindacalizzati e combattivi, il contratto collettivo nazionale del lavoro è morto tra le mani dei lavoratori Fiat, abbandonati dai servizievoli Confederali al proprio destino.

Piangeva la Fornero, mentre il Governo Monti distribuiva miseria e manganellate ai lavoratori e agli studenti in lotta, mentre rafforzava la spinta verso quella via autoritaria utile alle contro-riforme necessarie allo smantellamento del welfare state per compiacere i mercati.
Siamo stanchi di girare in una facoltà militarizzata, siamo stanchi di trovare tappeti rossi stesi dal rettore Tesi e dai Presidi di Economia, Giurisprudenza e Scienze Politiche di fronte ai nostri carnefici, spalle coperte dai picchiatori della Digos, vere e proprie provocazioni di fronte ad un corpo studentesco che più e più volte ha annunciato e dimostrato di non accettare le lezioni dei messia del neoliberismo. Il rettore Tesi che autorizza l’intervento delle forze dell’ordine all’interno della facoltà, l’ Alacevich , che oltre a essere ancora preside di scienze politiche fa anche parte del consiglio di amministrazione di BANKITALIA, rappresentano l’immediato punto di contatto fra gli interessi dei privati e il sistema formativo.

TESI, ALACEVICH, CAPPELLINI E GIUNTA:
NOVOLI NON E’ UNA SCUOLA DI POLIZIA!

PIU’ STUDENTI MENO POLIZIOTTI NELLE NOSTRE FACOLTA’! FUORI I PRIVATI DA SCUOLE E UNIVERSITA’!

WE ARE CHOOSY, WE CHOSE TO FIGHT!

Collettivo Politico Scienze Politiche
Rete dei Collettivi Fiorentini
Collettivo Scientifico Autorganizzato

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