No alla guerra in Mali!

npa.vs.warVenerdì 11 Gennaio la notizia dell’inizio dell’operazione “Serval”, l’invasione del Mali da parte della Francia, è stata accolta con gran piacere da tutte le forze occidentali che si sono anche dette pronte a dare supporto logistico, Italia in primis. La “lotta al terrorismo” ha trovato la sua ennesima tappa in un paese dell’Africa centro-settentrionale in cui le cellule di fondamentalisti islamici stanno progressivamente guadagnando terreno.
Hollande rivela di nuovo, dopo la mancata rescissione dell’accordo per la tratta TAV Torino-Lione, che il motto “le changement c’est maintenant” è pressoché privo di contenuti. Se  l’annuncio del ritiro delle truppe dall’Afghanistan poteva sembrare uno spiraglio di luce, questa nuova offensiva militare in cui saranno impiegati cierca 2500 soldati dimostra l’inconsistenza di tale provvedimento, considerando sia il mantenimento della matrice imperialista che detta la necessità dell’impiego della forza, sia la congruenza tra il numero di soldati ritirati e reimpiegati nell’arco di poche settimane. Pare evidente la necessità di tenere in vita il settore bellico, di cui le banche sono le maggiori sostenitrici, per non creare un vuoto economico e allo stesso tempo l’interesse a mantenere costante la presenza di un nemico mediatico con il quale diffondere paura e raccogliere consensi.
Questi dati ci portano ad affermare che non c’è cambiamento quando la guerra viene scelta come unica e sola possibilità di risoluzione delle controversie, confermando la tradizione militare della Francia che a partire dall’indomani del 1789 cercò di disseminare in tutto il mondo i valori universali della rivoluzione francese, portandola a costruire un  vastissimo impero coloniale di cui la Françafrique era solo una parte e convincendola a insanguinare con le proprie armi decine e decine di paesi, dall’Algeria al Vietnam, dalla Costa d’Avorio all’Afghanistan.
Non c’è cambiamento quando ci si sposta da uno stato strategico (Afghanistan) ad un altro (Mali), fondamentale per i vicini giacimenti di uranio che l’Areva sfrutta per alimentare circa un terzo delle centrali nucleari francesi, importante per stabilire nuove alleanze in un’area in cui l’antioccidentalismo si sta diffondendo e per ricreare gli equilibri che le primavere arabe hanno revocato.
Non c’è sicuramente cambiamento quando i blitz aerei in stile Libia continuano a causare decine (e a breve centinaia) di vittime civili, terreni devastati e popoli sfollati.
Le domande nascono spontanee: se la crisi in Mali è cominciata circa un anno fa, come mai solo nel 2013, avvicinandosi il ritiro dall’Afghanistan, si è presa in cosiderazione l’idea di interessarsi in modo attivo della situazione? Vista la paura dei fondamentalisti islamici e dei “terroristi”, perché non dimostrano interesse nel combatterli impedendo lo svilupparsi di situazioni come quella attuale? Perché i finanziamenti  per le missioni di pace non vengono tradotti in aiuti umanitari?
E’ necessario condannare fermamente quest’ennesima guerra in nome della democrazia e ribadire la necessità di terminare immediatamente tutte le guerre imperialiste di cui gli stati europei e nordamericani si stanno rendendo colpevoli per soddisfare quella sete di dominio politico ed economico nei confronti dei paesi extraoccidentali.

BASTA GUERRE ! BASTA IMPERIALISMO !
RITIRARE LE TRUPPE PRESENTI IN MALI E NON CONCEDERE SUPPORTI LOGISTICI !

                                                                           Collettivo Autorganizzato Machiavelli-Capponi
Rete dei Collettivi Fiorentini

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